gio, 28 marzo 2024

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Pubblicazioni e Saggi
Paolo D’Arpini
Spesso mi sono occupato di politica e di economia, sempre in chiave di ecologia profonda e di bioregionalismo ovviamente, e sebbene queste cose corrispondono ad una mia personale esigenza di concretezza, ovvero di attuare nel possibile il nostro sentire bioregionale, sento ora la necessità di chiarire qual’è l’impulso che sta dietro alla nostra pratica ecologista e spirituale Come nel taoismo la pratica dell’ecologia profonda non può seguire un canone di comportamento standardizzato. Non è una ideologia con precise regole e norme con le quali cercare di “adattare” la realtà al proprio pensiero. Il sentire bioregionale è una forma vitale di adesione a ciò che è, nella visione e propensione di restare in armonia con ciò che è, sempre conservando la propria natura adattandola però alle condizioni in cui ci si trova. Insomma basta essere se stessi senza lasciarsi condizionare da un credo, mantenendosi però in sintonia con ciò che è, nella comprensione della comune appartenenza esistenza. Questo modo espressivo è spontaneo e naturale e corrisponde alla consapevolezza di appartenere al Tutto. E’ una fusione fra “anima” ed “animus”, tra maschile e femminile, all’interno ovviamente non in senso unisex, e questa integrazione è il risultato di quella che amo definire una “spiritualità laica”, che supera ogni religione ed ogni ideologia. Uno “spirito laico” consapevole manifesta un salto evolutivo rispetto alla condizione del credente e persino dell’ateo, che in realtà non sono disgiunti ma appartengono ad una sola categoria, quella di coloro che basano il proprio pensiero sul “credere”. Credenti e non credenti hanno bisogno di una ragione giustificativa (per la loro convinzione) che li uniformi al loro credo…. Ma qual’è la differenza sostanziale fra il restare assorbiti nella quiete della coscienza indifferenziata, rispondendo agli stimoli della vita con spontaneità e naturalezza, e la reazione spasmodica basata sul credere in concetti assunti che ci fanno da gabbia comportamentale? Un uomo studia libri su libri, ascolta e tiene grandi discorsi, cerca seguaci e diventa egli stesso seguace di un’idea, inizia insomma a “credere” in un sistema, in un vantaggio, egli imposta ogni sua azione nel rispetto di uno schema sul quale erige una struttura “idealistica” (od al peggio egoistica) e con essa ritiene di poter “istruire” gli altri e di poter esprimere “la verità”. Ma come è possibile che la verità sia statica, una cosa prestampata ed immobile, un rigido ideale? Essa può esser “vera” solo se è vera nel fluire continuo della vita, assestandosi ed adeguandosi alle circostanze correnti, essa non sclerotizza gli eventi, non impone restrizioni, essa respira con tutto ciò che esiste. Basarsi su un credo (in positivo od in negativo) per raccontare la verità è voler dare alle parole un valore che non hanno… Ed in buona sostanza come nasce la parola? Il linguaggio attraverso il quale osiamo affermare “questa è la verità” è molto lontano dalla pura coscienza. Infatti all’inizio esiste una consapevolezza astratta, una coscienza intelligente e non qualificata, da questa sorge il senso dell’io (l’ego), il quale a sua volta da origine ai pensieri, ai concetti, ed infine questi diventano parole e scrittura. Quindi il linguaggio è di molto successivo alla conoscenza innata. Come è possibile che attraverso la concettualizzazione si possa esprimere la verità, cos’è questo se non cieca arroganza? Se usiamo adesso un po’ di discernimento, non possiamo far a meno di osservare che ognuna delle presunte verità su cui si basa il “credere” appartiene all’ego, è solo “ciò” in cui crediamo, ma può esser definita verità una verità che è solo individuale? C’è un antico detto taoista che dice: ”il tao che può esser detto non è il vero Tao”. E Ramana Maharshi, un saggio dell’India, disse: “..la verità è nel profondo silenzio del nostro cuore…”. Purtroppo alcune persone sbandierano la loro verità ai quattro venti, pretendono di averla trovata in fantastiche proiezioni della psiche, nelle idee politiche o finanziarie, nelle varie religioni, negli inferni e paradisi, nella reincarnazione e nel materialismo ateo, perché essi amano il mistero e non la verità… Ed in verità a che servono queste “verità” fasulle, ignorando la vita del giorno per giorno, del qui ed ora, se non per speculare sull’immaginario del credere? Per sperimentare la verità di vita basta stare nella spontaneità del respiro… senza decidere in anticipo quando inspirare e quando espirare… Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
Libri, CD, DVD
Giovanni Criscione
Nove vittime, due indagini, nessun responsabile. A distanza di oltre cento anni lo storico Giovanni Criscione riapre il dossier sull'eccidio di Passogatta del 1921. E lo fa con il libro "La strage di Modica (29 maggio 1921). Un caso irrisolto di cento anni fa" appena pubblicato dalle Edizioni Sicilia Punto L, che fa luce su quell'oscuro episodio della storia italiana. L'eccidio di Passogatta, così chiamato dalla contrada alle porte di Modica dove 9 persone persero la vita nello scontro tra socialisti, fascisti e forze dell'ordine, segnò il culmine della violenza fascista nell'allora provincia di Siracusa, a cavallo tra il biennio rosso e quello nero. Il libro di Giovanni Criscione si propone di svelare i misteri e rompere i silenzi che avvolgono ancora gli avvenimenti. Quanti furono realmente i morti? Chi sparò? E perché? Le indagini ufficiali, condotte sia dal Ministero dell'Interno che dalla magistratura, non riuscirono a chiarire l'accaduto, in parte a causa della manipolazione dei testimoni e della sparizione di documenti che resero complicata la ricostruzione dei fatti. Autorità di pubblica sicurezza e forze dell'ordine non furono estranee al massacro. Coordinarono, depistarono e insabbiarono le indagini, garantendo l'impunità ai responsabili. Basandosi su inediti documenti d'archivio e fonti giudiziarie, l'autore offre un'attenta ricostruzione del contesto storico. Il libro esplora le tensioni politiche e sociali che precedettero l'eccidio, ricostruisce le storie dei protagonisti e delle vittime, ripercorre gli istanti di quel tragico giorno, le indagini, i tentativi di depistaggio, gli arresti, il processo tenutosi nella Corte di Assise di Siracusa che mandò assolti i presunti responsabili; l'oblio durante il ventennio fascista, il tentativo di riaprire il caso dopo la caduta del regime, fino all'uso strumentale della strage nella propaganda politica del dopoguerra. La vicenda narrata, oltre ad apportare un significativo contributo alla comprensione della storia di quegli anni, offre un chiaro esempio di finzione democratica. Si evidenzia il divario tra l'apparenza di una democrazia e la sua sostanza effettiva, tra elezioni manipolate, limitazioni dei diritti politici, controllo della stampa e dipendenza dei magistrati dalla politica. Un invito alla riflessione, affinché il senso e la memoria di quei giorni che videro l'alba di una dittatura non siano dimenticati e possano essere compresi nelle loro sfumature più profonde. Giovanni Criscione (Ragusa, 1972), dottore di ricerca in Storia contemporanea, si è occupato di antifascismo, emigrazione e storia delle imprese. Tra i suoi lavori principali: Le radici e le ali. Niccolò Curella e la Banca popolare Sant'Angelo, (Kalòs, Palermo, 2017); Per una storia del turismo e del commercio, in Storia di Siracusa. Economia, politica, società (1946-2000), Donzelli, Roma, 2014; La Dolceria Bonajuto. Storia della cioccolateria più antica di Sicilia (Kalòs, Palermo, 2013). Il libro può essere richiesto sul sito www.siciliapuntol.it o tramite il distributore DIEST distribuzioni Torino. Info e contatti info@sicilialibertaria.it 366 4328940
Notizie
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Si stima che la demenza colpisca 55 milioni di persone nel mondo. Per un bambino nato in Europa la probabilità di sviluppare nel corso della vita il morbo di Alzheimer o altri problemi cognitivi è un altissimo uno su tre. Ma la demenza è sempre stata una piaga come oggi? Caleb Finch e Stanley Burstein della University of Southern California pensano di no. Gli scrittori dell’antica Roma descrivono talvolta casi che sembrano analoghi, ma sembra fossero davvero rari. Nel secondo secolo D.C. il medico greco Galeno menziona casi di persone anziane con evidenti problemi di memoria. Ma per Galeno il declino cognitivo, quando si presentava, di solito arrivava dopo gli ottant’anni. Finch e Burstein pensano che la loro ricerca indichi che la ragione principale dell’attuale diffusione della demenza sia lo stile di vita attuale. Ritengono inoltre che ci sia da imparare da questa osservazione, ma è difficile trarre delle conclusioni definitive. Lo studio, una disamina di antichi testi greci e romani, è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease.

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Il mio nome completo in sanscrito è Swami Bodhi Vipal che significa “Momento di consapevolezza”. Mi è stato donato da OSHO, Maestro di…
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Selene Calloni Williams, è autrice di 28 libri tradotti e pubblicati in diverse lingue, tra i quali i best seller “Wabi Sabi, la bellezza…
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Pubblicazioni e Saggi

Sostenibilità tecnologica ed economica ed ecologia…

Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
Quest’anno raggiungo la soglia degli ottant'anni di vita, sono ormai un “pensionato”, ed ho quindi parecchio tempo a disposizione per occuparmi degli argomenti che più mi stanno a cuore: il bioregionalismo, la spiritualità laica, l’ecologia profonda e pure l’economia, due termini questi con il medesimo prefisso (“eco” = ambiente). La prima si interessa allo studio dell’habitat e la seconda all’ordinamento dello stesso. Inizio a parlare del primo aspetto, quello ecologico, che conosco per esperienza diretta essendo vissuto per lunghissimi anni in un contesto semi-naturale, a contatto diretto con la natura e con gli animali. E proprio osservando gli animali ho potuto constatare come spontaneamente essi soddisfano le loro esigenze primarie, come mangiano, come organizzano le loro comunità, come risparmiano sapientemente le risorse disponibili, in sintesi come essi siano in grado di sopravvivere mantenendo integra la capacità rigeneratrice delle risorse necessarie alla vita, in modo che possano fornire alimento per se stessi e per la loro progenie. Ed ho visto come negli animali tutta la loro espansione o regressione viene regolata in funzione di ciò. Ricordo le osservazioni compiute nei confronti di varie specie, sia addomesticate che selvatiche, e dove non sono potuto arrivare con la conoscenza diretta mi sono avvalso di ricerche di bravi etologi e naturalisti. Ho notato in tal modo che esiste un sistema integrato di relazioni nel vivente, vi sono interconnessioni a tutti i livelli, dall’inorganico all’organico. I rapporti fra le varie specie sono sempre in armonia, seguendo una complessa catena alimentare, tali rapporti sono utili al mantenimento dell’habitat e della sua vivibilità. Certo, la preservazione della vivibilità richiede di tanto in tanto un aggiustamento, in modo tale che l’ambiente e le diverse specie possano sostenersi vicendevolmente senza ledere il tessuto generale della vita. La situazione nella società umana è diversa, almeno per quel che riguarda il suo ordinamento. E qui inizio a parlare di economia. Poiché l’astrazione dal contesto vitale e soprattutto per le differenti considerazioni sull’uso e sulla conservazione delle risorse. L’approccio umano al mantenimento della vita è secondario al meccanismo economico. Questo è iniziato sin dalla fine del neolitico, con l’affermarsi dell’agricoltura, dell’artigianato e di tutte le arti e scienze tecnologiche. Ma la spinta maggiore verso l’astrazione è subentrata con l'industrializzazione massiccia degli ultimi 2 secoli e -più recentemente- con il ”consumismo”. In seguito a ciò l’economia è divenuta sempre più funzionale all’asservimento (in primis) dell’uomo al sistema e conseguentemente anche delle altre specie e delle altre forme di vita. Questo approccio è stato incrementato anche dalla “necessità” di promuovere una società in cui economia e crescita divenissero sinonimi. La spinta in avanti, il fertilizzante “chimico” per continuare a crescere è sostanzialmente la spinta a soddisfare esigenze prevedibili ed imprevedibili future, attraverso una produzione di beni innecessari e l’accumulo degli stessi, nonché attraverso una motivazione emozionale tesa a soddisfare tali esigenze di “accrescimento” con foga ed estensione. Da qui l’immagine della costrizione psicologica a produrre e guadagnare, non per le esigenze reali ma per “pagare” (figurativamente) un debito. Infatti quando si sente di dover pagare un debito la mente è protesa in avanti e spinge ad operare “forsennatamente”. Forse è per questa ragione che nell’economia è nata la tendenza alla rateizzazione, alla formazione di debiti e crediti ed alla proiezione verso un ipotetico benessere “futuro” dimenticando però il presente. Ciò avviene “all’esterno” con la continua costruzione di nuovi inutili aggeggi, di oggetti e costruzioni in sovrappiù, di trasformazione degli elementi e consumo forsennato di prodotti usa e getta, coinvolgendo in questo processo ogni altra specie e risorsa. Ed “all’interno” con l’alienazione ulteriore dell’uomo dall’insieme ed una strutturazione vieppiù “regolata” e contorta della società, con sempre nuove leggi, norme di comportamento, manipolazione e repressione degli stimoli naturali, organizzazione del lavoro in senso utilitaristico, etc. Tutto questo sistema organizzativo sociale ha trovato un codice ed una attuazione ottimale per mezzo del sistema economico definito “moneta debito”. A questo punto avrete compreso che quando tale sistema economico e monetario viene accettato dall’intera comunità umana, ed è quanto avvenuto in pressoché tutti i Paesi della terra, significa che coloro che sono in grado di controllarlo e gestirlo in realtà controllano e gestiscono il potere sul mondo. Siamo tutti “in ostaggio” di un potere economico finanziario che non teme rivali… e pertanto i cittadini, gli esseri umani nella loro globalità, sono esattamente come i polli in batteria, vengono nutriti quel che serve per produrre uova, nelle loro gabbiette (a norma di legge) per essere poi gettati negli inceneritori una volta ottemperata e conclusa la loro funzione. E’ evidente che in questo modo, anche le persone più “abbienti”, sono come polli leggermente più fortunati degli altri, che possono disporre di una gabbia più ampia e di cibo più abbondante ma nulla di più. Per loro non c’è libertà né felicità né naturalezza di comportamento. Ed andiamo avanti con le dolenti note… anzi no, fermiamoci qui che il discorso si è fatto già troppo lungo! Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana
Libri, CD, DVD

3 Il Bacio Rubato di Klaus Zambiasi

Klaus Zambiasi
Il mondo incantevole e appassionato di "3 Il Bacio Rubato" di Klaus Zambiasi (Youcanprint, 2023) varca i confini nazionali con l'uscita della traduzione in tedesco. Dopo il successo del suo precedente romanzo, "Il Sorriso della Luna," Zambiasi, scrittore e pittore dell'Alto Adige con esperienze a Bratislava e Vienna, dimostra ancora una volta la sua abilità nell'intrecciare narrativa e arte. E ci regala con "3 Il Bacio Rubato" un viaggio profondo e misterioso alla ricerca dell'amore. Nel simbolismo del numero perfetto, "3," Zambiasi ha trovato l'ispirazione per un simbolo mistico che funge da guida attraverso due mondi: uno mentale e uno fisico, spesso carnale e passionale, a tratti clandestino. La copertina stessa, un dipinto famoso di Jean-Honorè Fragonard, riproduce il bacio furtivo, simbolo di un amore sfuggente che permea l'opera di Zambiasi. Il protagonista, un giovane e avventuriero pittore di nome Jack, affronta una vita complessa, plasmata dall'essere cresciuto con tre madri diverse. Questo dettaglio ha profondamente condizionato la sua vita e il suo modo di amare. In una ricerca continua di amore per superare una solitudine esistenziale, Jack viaggia attraverso città e capitali europee, vivendo storie d'amore intense e trasgressive, lontane dai canoni tradizionali. Il numero tre ritorna spesso nella sua vita, conducendo Jack a amare contemporaneamente donne diverse, legate talvolta da amicizia o da relazioni più intime. Questa complessità alimenta l'intrigo del protagonista, desideroso di vivere con intensità le sue passioni per l'arte e l'universo femminile. "3 Il Bacio Rubato" è un libro appassionante che offre un viaggio mentale e introspettivo, esplorando il piacere non solo fisico ma anche emotivo. Il romanzo celebra l'universo femminile, in cui Jack non sfrutta le donne per il proprio piacere, ma condivide con loro il raggiungimento del piacere, creando legami intensi che resistono al passare del tempo. Con la traduzione in lingua tedesca, "3 Il Bacio Rubato" (3 Der gestohlene Kuss) si appresta a conquistare anche un pubblico internazionale, portando l'amore e la passione che contraddistingue l'opera di Klaus Zambiasi ad essere apprezzata da un più ampio pubblico di lettori.


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